Di Carlo Petracca
La scuola è chiamata in causa
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile ha lo scopo, com’è noto, di garantire un presente e un futuro migliore al nostro Pianeta e alle persone che lo abitano. Il documento, sottoscritto da 193 Paesi del mondo, per la prima volta afferma in modo chiaro che il nostro modello attuale di sviluppo risulta insostenibile non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale e che le tre dimensioni devono essere portate avanti in modo integrato se vogliamo uno sviluppo sostenibile ossia sopportabile dal nostro Pianeta e dagli stessi uomini. Per raggiungere i 17 Goal entro il 2030 sono chiamate ad intervenire tutte le componenti della società civile: Enti pubblici e privati, associazioni filantropiche, centri di ricerca, operatori dell’informazione e della cultura e singoli cittadini.
Tra le istituzioni pubbliche un ruolo importante viene giustamente assegnato alla Scuola. L’obiettivo 4.7 è molto esplicito: Entro il 2030, assicurarsi che tutti gli studenti acquisiscano le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso, tra l’altro, l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la promozione di una cultura di pace e di non violenza, la cittadinanza globale e la valorizzazione della diversità culturale e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile.
E’ da aggiungere, inoltre, che le Indicazioni Nazionali del 2012, sono state integrate nel 2018 dal documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari“, che richiama la necessità di educare alla sostenibilità con il contributo di tutte discipline. Anche la legge 92 del 2019, che ha introdotto l’insegnamento dell’Educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado, assegna specifico rilievo a Cittadinanza e sostenibilità, unitamente a Cittadinanza e Costituzione e Cittadinanza digitale.
Le iniziative finora compiute
Se è chiamata in causa, cosa può fare la Scuola? Le prime iniziative realizzate percorrono giustamente tre direzioni. Far assumere agli alunni:
- la conoscenza e la comprensione dei problemi illustrati dall’Agenda. Questo è un primo passo indispensabile in qualsiasi processo di apprendimento. Non per nulla sono i primi di due livelli della tassonomia di Benjamin Bloom che non è tramontata affatto;
- la consapevolezza dell’importanza degli obiettivi da raggiungere. Anche questo secondo passo è importante perché si può ben conoscere e ben comprendere problemi e situazioni, ma si può non riconoscere la loro importanza. Di norma la consapevolezza si assume con il condividere, anche emotivamente, le cause che provocano e rendono insostenibile il nostro vivere su questo pianeta;
- l’assunzione di comportamenti corretti che i bambini possono già adottare nel loro contesto di vita: il rispetto dell’ambiente, il rispetto delle persone, un rapporto corretto con il cibo e con il consumo fino a prendere in considerazioni i diversi obiettivi dell’Agenda. Questo rappresenta senza dubbio lo scopo finale di tutte le iniziative didattiche realizzate.
Dai comportamenti al pensiero sostenibile
Questo triplice cammino è indispensabile, ma non può essere considerato esaustivo. Nel 2030 i bambini della scuola primaria saranno adolescenti ed alcuni di essi avranno già raggiunto la maggiore età. La scuola non si può limitare a promuovere l’assunzione di comportamenti corretti, ma deve con ogni sforzo cercare di far crescere in loro un “pensiero sostenibile” in modo che possano approdare a una “mentalità sostenibile”.
I problemi della sostenibilità nel futuro potranno assumere connotazioni diverse e i nostri alunni di oggi, futuri cittadini di domani, devono ricercare magari nuove ipotesi risolutive e, per fare ciò, devono padroneggiare processi superiori di pensiero. A loro sarà richiesta una cittadinanza solida, fatta di senso della legalità e di etica delle responsabilità, ma anche una cittadinanza cognitiva, alimentata dalla capacità critica, dalla capacità dialettica e di argomentazione, dalla capacità di pensare sul pensato in modo da pervenire ad un pensiero scientifico e nello stesso tempo creativo. Gli ultimi sviluppi della psicologia dell’apprendimento hanno messo in risalto che la capacità di risolvere una situazione problematica complessa e inedita derivi dallo sviluppo di processi cognitivi più complessi di quelli che di norma intervengono nell’acquisizione di conoscenze ossia nell’apprendimento[1]
La sostenibilità non è una disciplina, ma un processo mentale, sintesi di molte discipline; un processo mentale che aiuta a prendere decisioni al fine di costruire insieme un mondo migliore. Ai bambini non va, quindi, indicata un’unica strada per raggiungere una destinazione prefissata; va invece data una mappa, una bussola e gli strumenti per navigare e raggiungere una meta comunitaria. Mi viene in mente un bellissimo concetto del filosofo inglese Richard Stanley Peters, racchiuso in una frase lapidaria: educare non significa portare a destinazione, ma viaggiare tra diversi panorami. Ai bambini non dobbiamo dare piste di bob, già predeterminate, da percorrere in un’unica direzione, ma fornire panorami entro cui saranno loro a tracciare sentieri sostenibili.
Pensiero sostenibile e mentalità sostenibile
Il pensiero è l’attività della mente, un processo che si esplica nella formazione delle idee, dei concetti, della coscienza, dell’immaginazione, dei desideri, della critica, del giudizio, e di ogni raffigurazione del mondo. In sostanza, un processo della mente che ci aiuta ad elaborare la nostra visione del mondo, di noi stessi e degli altri.
Un processo della mente, quindi, per formare le idee. È chiaro che se questo processo è inadeguato, è contenuto, non è sviluppato, anche le idee saranno tali. Il pensare come processo, quindi, incide sul pensato come prodotto finale. Noi quando diciamo: questo è il mio pensiero, non ci riferiamo all’attività del pensare, ma al pensato ossia all’insieme delle nostre idee, ma la qualità, la pertinenza e l’appropriatezza di queste idee dipendono -ripeto- dalla qualità del processo. È importante che il bambino nei confronti della Sostenibilità ambientale, sociale ed economica abbia delle idee pertinenti, quelle da noi attese. Ecco perché bisogna formare il “pensiero sostenibile” che porta il bambino ad avere una “mentalità sostenibile” che sarà caratteristica fondamentale della sua personalità!
Primo principio metodologico: il costruttivismo
Nel compiere questo cammino però, oggi possiamo correre un rischio: rimanere schiacciati sull’informazione. Con tanto impegno cerchiamo di spiegare, con metodi e strumenti diversi e magari anche accattivanti, le problematiche della sostenibilità, illustriamo nei dettagli le conseguenze dei comportamenti sbagliati dell’uomo, indichiamo i comportamenti corretti da assumere sperando che il bambino li faccia propri. Questa attività è giusta e si deve continuare a fare. Purtroppo, non sempre succede che il bambino assuma comportamenti corretti richiesti dai genitori, dagli insegnanti e dalle istituzioni. Succede anche a noi adulti!
Questo accade, però quando il comportamento atteso è richiesto e imposto. Di fronte alle problematiche della sostenibilità è importante adottare più che mai un principio didattico basilare: il costruttivismo sociale di Jerome Bruner e di Lev Vygostky. Il bambino deve essere invitato, insieme ai suoi compagni, ad analizzare i problemi, a destrutturali, a ricomporli, a indicare soluzioni. Mi sembra di rinvenire in questo principio un’idea che Umberto Eco aveva espresso a proposito della comprensione di un testo: la cooperazione interpretativa. Per comprendere un testo è necessario che il lettore vi porti delle informazioni aggiuntive che appartengono alla sua enciclopedia e ne estragga il significato. In questo modo il lettore entra nel testo (Lector in fabula), lo fa suo, attiva il processo di costruzione del significato e la comprensione diventa profonda.
Anche per le problematiche della sostenibilità, quando è il bambino a portare qualcosa nel testo, il messaggio è più convincente, lo sente suo, gli appartiene. E quando vi porta qualcosa dentro non aggiunge solo, ma completa, modifica e si può persino opporre e criticare.
Secondo principio metodologico: dialettica tra pensiero concreto e pensiero astratto
Il pensiero concreto si concentra su ciò che è fisicamente intorno a noi. I bambini piccoli imparano a vedere il mondo come pensatori concreti, sono tutti concentrati sul qui e ora e non pensano a nulla dell’oggetto quando non c’è più. Partire dal pensiero concreto significa contestualizzare sempre le problematiche della sostenibilità: far vedere ambienti inquinati, strade sporche, contesti di povertà, ecc.
Il pensiero astratto si sviluppa quando il bambino è capace di pensare agli oggetti che non sono davanti a lui: dalla permanenza dell’oggetto passa alla rappresentazione mentale dell’oggetto. Jean Piaget ha sostenuto che l’io penso (ossia il pensiero astratto) si alzi intorno agli 11 anni[2]. Abbiamo scoperto che non è così! Il pensiero astratto si sviluppa lentamente anche durante l’infanzia quando i bambini imparano, ad esempio, a conoscere e riconoscere le emozioni delle persone: vedono una persona piangere e immaginano il dolore di quella persona: il pianto è concreto, il dolore è astratto.
Terzo principio metodologico: investire sulle emozioni
Il pensiero sostenibile non nasce solo attraverso le informazioni, ma soprattutto attraverso le emozioni! Se si affronta il problema della fame e della guerra (tema attuale) è necessario far conoscere i sentimenti che le persone vivono in tali situazioni. Non dobbiamo rimanere schiacciati, come già detto, sull’informazione pura che non produce un pensiero sostenibile. Già Aristotele aveva riconosciuto che nell’apprendimento avvengono due fattori: il mazein, un apprendimento puro e il pazein, un apprendimento che chiama in causa i nostri sentimenti, il patos. Il riconoscimento e la descrizione delle emozioni (patos) sviluppa il pensiero astratto: ecco anche l’importanza dell’intelligenza emotiva di Daniel Goleman[3]. Più tardi, quando i bambini impareranno a leggere, riconosceranno le metafore e saranno in grado di capire la filosofia, la matematica e altri concetti che richiedono capacità di pensiero astratto. Per questo è necessario ricorrere anche alla narrazione e non solo alla spiegazione scientifica e razionale delle problematiche. Come insegnanti è necessario convincersi che il “rigore scientifico” non viene meno se i problemi della sostenibilità vengono affrontati, soprattutto con i bambini della scuola primaria, con racconti, favole e miti[4].
Quarto principio metodologico: altre forme di pensiero
Il pensiero non è puramente binario. Astratto e concreto sono solo due dei principali tipi di pensiero. Ci sono anche altre tipologie cui fare ricorso:
- Pensiero analitico. Un pensatore analitico è capace di suddividere un concetto nelle parti che lo compongono, osservare le singole parti e collegarle al concetto principale. Saper effettuare la suddivisione e l’analisi di un problema è un’abilità molto utile, poiché spesso si può cogliere ciò che gli altri non vedono. Le mappe concettuali semimute, cui è opportuno fare ricorso nell’attività didattica, aiutano a sviluppare il pensiero analitico e, se fatte ad albero rovesciato, sviluppano i processi induttivi e deduttivi. Ricorrere a questa tipologia di pensiero aiuta a sviluppare il pensiero sostenibile;
2. Pensiero critico. Il pensiero critico si propone di raggiungere un giudizio attraverso processi mentali di elaborazione di dubbi e di ricerca di ulteriori significati. Socrate è stato un maestro nel fare ricorso con i suoi allievi al pensiero critico nel momento in cui suscitava continuamente dubbi. Egli si proponeva di mettere in discussione le certezze dei suoi discepoli in modo da costringerli a ricercare altre ipotesi o confermare quelle iniziali. Mi sembra abbastanza importante utilizzare questo metodo in un’epoca in cui le fake news sono imperanti;
- Pensiero dialogico-argomentativo. Il pensiero sostenibile si nutre anche di quello logico–dialettico, basato sul ragionamento discorsivo e sulla confutazione delle tesi, in analogia alla maieutica Il pensiero dialogico è quello capace, come sostiene Jean Guitton, di contemplare il suo contrario e di ipotizzare le negazioni di sé. È forte il pensiero, secondo lo studioso, che ha superato ostacoli e persino le sue negazioni[5].
- Pensiero creativo. Il pensiero creativo è il lievito del pensiero sostenibile che va alla ricerca di soluzioni nuove. Howard Gardner ha collocato tra le cinque chiavi per il futuro l’intelligenza creativa che propone nuove idee, pone interrogativi inconsueti, inventa nuovi modi di pensare, fornisce risposte inaspettate[6]. Secondo lo studioso, inoltre, i canali della creatività si possono mantenere in efficienza prospettando, per ogni problema che si pone, soluzioni diverse e tutte ugualmente funzionali.
Il percorso della LS Scuola
La LS Scuola ha intrapreso in questa direzione un percorso interessante e forse anche ambizioso: avviare sin dalla scuola primaria una effettiva inversione di tendenza, a partire dai comportamenti sostenibili e dalle abitudini quotidiane, per arrivare alla promozione del “pensiero sostenibile”. In che modo? Attraverso due vie:
- ogni alunno avrà, unitamente al libro adottato, una Cartella che ha questo titolo: LA MIA AGENDA 2030 … EDUCAZIONE CIVICA E NON SOLO. Questa Cartella contiene testi che si riferiscono alle problematiche della sostenibilità, ma anche materiali che propongono percorsi e processi finalizzati a sviluppare il pensiero sostenibile: l’economia spiegata ai bambini, riflessioni filosofiche adeguate alla loro età, percorsi che guidano alla scoperta delle leggi della fisica, cammini di logica e di ricerca, ecc. Nella Cartella, inoltre, il bambino potrà inserire, sotto la guida dell’insegnante, tutto il materiale che avrà costruito, insieme ai suoi compagni, durante le attività svolte (disegni, ricerche, testi scritti, ecc.). L’aggettivo MIA vuole stabilire un rapporto di integrazione e di appartenenza tra il bambino e l’Agenda in modo da creare un legame anche affettivo, importantissimo nell’apprendimento;
la realizzazione di un corso di formazione e ricerca, rivolto a tutti gli insegnanti, in cui vengono affrontati gli argomenti presenti negli estratti contenuti nella Cartella e vengono forniti spunti per realizzare attività didattiche finalizzate allo sviluppo del pensiero sostenibile. Il calendario degli incontri è consultabile sul sito della LS Scuola
[1] Cfr, Carlo Petracca, Sviluppare competenze … ma come? Lisciani, Teramo, 2015
[2] Cfr. Jean Piaget, Lo sviluppo mentale del bambino, Einaudi, Torino, 1967
[3] Cfr. Daniel Goleman, Intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano, 2011
[4] Cfr. Anna Casalis – Paolo Ferri, Racconti per salvare il pianeta, Lisciani, Teramo, 2021
[5] Cfr. Jean Guitton, Arte nuova di pensare, Edizioni Paoline, Milano, 1986
[6] Cfr. Howard Gardner, Cinque chiavi per il futuro, Feltrinelli, Milano, 2006