MUSICA E INTERCULTURA – Parte II

Canti, danze collettive e balli-gioco popolari per favorire la “cultura del dialogo”; l’ascolto corporeo come mezzo per esplorare brani strumentali di diverse tradizioni.

 

Continua il nostro viaggio musicale alla scoperta delle culture di altri popoli. La musica è universale nel senso che tutti si servono di questo linguaggio, come della parola o del gesto, ma ciascuno lo usa a modo suo e la maniera in cui lo fa riflette il proprio modo di essere, di esistere in seno alla civiltà e di influenzare altre culture. Educare i bambini all’ascolto e all’interpretazione delle diverse espressioni musicali, senza preclusioni, accostando le musiche di paesi vicini e lontani diventa importante in quanto contribuisce ad arricchire il loro universo sonoro e permette loro di penetrare appieno lo spirito e il carattere di un popolo.

Educare alla musica attraverso la proposta di canti popolari e musiche strumentali provenienti da vari Paesi compensando i repertori solitamente diffusi dai mass media. Ecco alcuni suggerimenti: La pesca dell’anello, canto tradizionale raccolto in provincia di Pisa, una ballata diffusa in tutta Italia. La narrazione della storia è avvincente e si presta alla drammatizzazione; Padre Formica, canto tradizionale della provincia di Livorno: canto cumulativo caratterizzato dall’elencazione dei capi di vestiario che aumentano progressivamente a ogni strofa, arrivando a un’interminabile sequela. Offre l’occasione di esercitare la memoria e si presta ad un’elaborazione creativa con l’aggiunta di altri indumenti ed accessori; Ninne nanne tradizionali di varie regioni italiane, che offrono l’occasione di coccolare il bambino dondolandolo ritmicamente; Un cocherito, canto tradizionale spagnolo, le cui sonorità e l’andamento ritmico evocano il passo del cavallo e invitano a far trotterellare il bambino sulle ginocchia. Il canto si presta ad essere sonorizzato con la sovrapposizione sonora di oggetti “casalinghi” per ricalcare l’incedere del cavallo; Goldne Abendsonne, canto tedesco: può essere interpretato con gesti rotondi, morbidi e circolari utilizzando foulards o nastri; Robin Hood, canto scozzese; Ninna nanna africana il cui ascolto ispira movimenti dolci e cullanti https://youtu.be/6xOjgywPSal.

Cantare per comunicare, “entrare in relazione”, socializzare. Il canto è una modalità di comunicazione e di relazione in quanto promuove esperienze che fungono da continuum nei rapporti sociali. Esso favorisce la percezione del bambino come soggetto di una relazione, capace di ricevere e di dare. Cantare è dialogare e condividere l’esperienza musicale rafforza i legami affettivi.

Nel caso dei canti tradizionali la relazione è ancor più facilitata per il fatto che essi sono sempre accompagnati dal movimento, e per la precisione da una serie di gesti codificati e tramandati dalla tradizione. Il pedagogista e musicologo francese William Lemit individua i canti popolari in “tutti quei canti che, a partire dalla tradizione popolare che ce li ha trasmessi, devono essere accompagnati da gesti o da evoluzioni più o meno descritti da questa tradizione”. Ne troviamo diversi esempi nel libro di G. Staccioli, P. Ritscher, “Apriteci le porte”, Teramo, Giunti & Lisciani, 1988: giochi di musica e movimento per la scuola dell’infanzia e primaria. http://core.collectorz.com/books/9788809500303. Un itinerario didattico stimolante, vivace e suggestivo: una serie di giochi cantati tradizionali rivisitati in chiave educativa, per i bambini da 3 a 10 anni.

Nell’ambito delle filastrocche-giochi cantati, le parole e il canto, aldilà della semplice esecuzione cantata, sono intimamente legati al gioco, prevalentemente motorio: “La musica e il movimento rappresentano gli elementi più caratteristici dei giochi cantati: tutte le varie evoluzioni-gioco sono scandite da un ritmo stabilito dal canto. Musica e movimento formano il gioco stesso. Il valore musicale e motorio di questi giochi sta nel fatto che essi richiedono ai bambini movimenti ritmici e ginnici senza essere per questo ginnastica o danza (…).

Canto e movimento attivano dinamiche interpersonali, sono occasioni di canto-ascolto-incontro, sono risorse importanti che consentono ai bambini di sviluppare saperi di tipo relazionale.  Sono un modo inusuale di vivere il proprio corpo. Un corpo che si esprime a ritmo di musica, un corpo a stretto contatto con quello degli altri, un corpo che tesse relazioni motorie. Un corpo che pensa, che si emoziona e che ricorda.

Un aspetto molto interessante è che i giochi cantati antichi, popolari, di una volta, che si tramandano sono per la maggior parte giochi cooperativi. Riscoprire l’importanza e la bellezza dei giochi cooperativi e praticare tenerezze ludiche: seguono 4 video dove bambini, genitori, animatori sono all’azione insieme. http://www.giuntiscuola.it/scuoladellinfanzia/magazine/articoli/giochi-e-videogiochi/giochicoopertivi-in-pratica/. Cosa caratterizza essenzialmente i giochi cooperativi? La semplicità, la complicità e la calma. Nessuno vince e nessuno perde, tutti i giocatori giocano per raggiungere un fine comune. È una rivoluzione ludica, i giochi cooperativi sono una rivoluzione che parte dal ludico e il giocare è un modo leggero di avvicinarsi al mondo. Si può raggiungere un obiettivo comune accogliendo e valorizzando le singole diversità, accettando le diversità di tutti i tipi. Cooperare non significa fare tutti la stessa cosa e pensare allo stesso modo. No all’individualismo e all’agonismo, i bambini non giocano in maniera competitiva e frettolosa come vedono vivere gli adulti del loro tempo. Sì ad una cultura di pace, di tolleranza, praticare l’educazione interculturale alla democrazia, trovare il modo per stare bene insieme, attuare una coesistenza pacifica e creativa tra le persone. Un legame di interdipendenza positiva: crescere nella consapevolezza che insieme si fanno le cose meglio, per se stessi e per gli altri. Stare insieme piuttosto che stare contro, essere disponibili piuttosto che ostili e disattenti. Non escludere ma includere, mettendo a disposizione dell’altro le proprie competenze, abilità e pensieri. È importante collaborare piuttosto che essere in lotta; comunque l’aggressività naturale non viene soffocata ma espressa, senza essere sconfitti e senza sconfiggere. I giochi cooperativi non negano il bisogno di affermazione di ogni persona. Il ballo-gioco contempla la scelta di un partner, ogni bambino è soddisfatto quando è scelto dal compagno, è al centro dell’attenzione, anche quando sceglie a chi cedere il suo ruolo.

Apprendere in maniera cooperativa è sentirsi corresponsabili di ciò che viene realizzato insieme e ciò porta ad una progressiva crescita delle competenze. Convivere è parte integrante dell’apprendimento prima del leggere e del far di conto. È sentirsi uniti. Sentirsi accettati. Sperimentare il piacere di dare e ricevere. Affermarsi nel rispetto dei diritti degli altri. Una sorta di vaccino naturale per affrontare gli eccessi della società.

Un esempio di giochi cooperativi è Staccia buratta, canto-filastrocca tradizionale raccolto in provincia di Pisa, caratterizzato da pochi suoni ripetuti e facilmente intonabili e la cui estensione è aderente alle possibilità vocali dei bambini. Ne esistono diverse varianti e si può recitare anche in forma dialogale (Il parlato). Da eseguire facendo oscillare il bambino sulle ginocchia dell’adulto in un movimento “vicino-lontano” o comunque basculante come si fa con lo “staccio” “abburattando” la farina, assume per il bambino una funzione rassicurante, consolida la fiducia nella presenza protettiva dei grandi; alla fine, sulle parole “buttalo in mare”, incrociare le braccia provocando le risa del bambino, oppure lasciarlo quasi cadere verso terra prima di riportarlo rapidamente al petto. Sul vocabolario, “fare a staccia buratta”, gioco infantile a due che consiste nel  prendersi per mano uno di fronte all’altro e nel muovere le braccia avanti e indietro cantando varie cantilene. “Staccia buratta, la micia e la gatta” è anche un libro che raccoglie un ricco patrimonio popolare di filastrocche divise per argomenti con le indicazioni di gioco. Filastrocche per ballare e cantare insieme, filastrocche per giocare pieno di immagini allegre uscite dalla penna di Nicoletta Costa, testi di Francesca Lazzarato.

Per quanto  riguarda le danze collettive e i balli gioco popolari (vedi ad esempio la danza inglese “Grimstock”: https://youtu.be/ijxDuVkTZ30https://youtu.be/IUwjt70Pdvohttps://youtu.be/74mcL3LOfOQ), occorre dire che essi si contraddistinguono da altre forme di danza per la presenza di un brano musicale e di corrispondenti movimenti appartenenti alla tradizione di una cultura. Riferirsi alla tradizione non significa fare balli folcloristici, con gonnelle a quadri e gilet. Qualsiasi danza e gioco popolare fuori dal contesto di origine sono altra cosa rispetto a quello che potevano essere nel luogo e nel tempo in cui venivano praticati. Ma nonostante questo, come afferma Antonio Di Pietro, pedagogista ludico e referente dei Ludocemea (Centri di esercitazione ai metodi dell’educazione attiva), possono essere presi seriamente in considerazione in ambito educativo. http://www.giuntiscuola.it/scuoladellinfanzia/magaazine/articoli/cultura-e-pedagogia/danze-collettive-e-balli-gioco/. Facciamo assimilare e memorizzare i movimenti in modo non meccanico. Sempre armonizzare i movimenti della tradizione con il modo personale di muoversi di ciascun bambino.

I brani strumentali tradizionali di varia provenienza sono da interpretare in modo libero attraverso un ascolto di tipo corporeo, attivo e partecipato. Il movimento come mezzo per esplorare la musica ha un ruolo imprescindibile, essenziale. È importante guidare i bambini in attività di movimento che ne rispettino la spontaneità evitando di richiedere in modo esplicito movimenti prestabiliti (come marciare, battere le manine, ecc.). Proporre dei brani e osservare ciò che viene naturalmente, la musica ispira andature e movimenti diversi a ciascuno. Alcuni ascolti suggeriscono la camminata, altri la corsa, le piroette, i salti, il dondolare, il relax. Invitiamo a cantare muovendosi nello spazio, a giocare con i suoni assecondando la naturale attitudine a tradurre la musica con il movimento del corpo. I bambini sono mossi dalla musica: la reazione motoria e vocale agli stimoli musicale è istintiva e si osserva fin dai primissimi mesi di vita. Il movimento spontaneo ha una funzione percettiva della sintassi musicale. Grazia Honegger Fresco ben sintetizza questo pensiero con le sue parole: “… lei non interveniva mai a correggere, né insegnava movimenti. Sapeva bene la regola che rispetta i bambini: la musica parla da sola, dire cosa si “deve” fare non serve; uccide l’ascolto”. (Grazia Honegger Fresco, In ricordo di Vittoria Fresco, in Il quaderno Montessori”, 35, 1992). Valorizziamo i movimenti originali e inediti dei bambini, rilanciandoli a specchio e facendoli imitare dai compagni, procurando così gratificazione e compiacimento.

Facciamo interpretare l’ascolto anche con l’utilizzo di oggetti, per esempio foulards, cerchi; invitiamo a produrre suoni mediante azioni diverse.

La familiarizzazione ai brani e le successive interpretazioni permettono gradualmente di sottolineare alcune caratteristiche: lento/veloce; strofa/ritornello; ripetizioni; variazioni d’intensità, di strumenti (conoscere sonorità e timbri con sfumature quasi impercettibili per apprezzare sempre di più i colori del suono).

La pratica musicale ripetuta e continua aiuterà il bambino a sviluppare sensibilità musicale, favorirà la costruzione di immagini interiori creando un’esperienza emozionale che coinvolge la mente ai livelli più profondi.  

La verbalizzazione dell’attività permetterà ai bambini di appropriarsi pienamente dell’esperienza, di esternare le emozioni vissute e di condividerle insieme agli altri.

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