MUSICA E INTERCULTURA – Parte I

MUSICA E INTERCULTURA- Parte I

Autore: Anna Lisa Di Giacinto

Canti, giochi e balli popolari d’Italia, d’Europa e del mondo.

“Musica e intercultura”, un laboratorio alla scoperta delle tradizioni musicali di vari Paesi, non animato da intenzioni etno-musicologiche particolari, ma dal desiderio di mettere a disposizione dei bambini un materiale significativo ed autentico, spesso poco conosciuto: quello dei canti, delle filastrocche e delle musiche popolari appartenenti alla tradizione italiana e straniera. Tenere ninne nanne di varia provenienza, ballate, giochi cantati e ritmati, brani strumentali di aree geografiche diverse, di vario stile, epoche e genere, dalle sonorità e dagli andamenti ritmici particolari che raccontano la storia di un popolo, la sua cultura. Forse nessuna manifestazione umana può, più delle musiche, dei canti e delle danze che li accompagnano, esprimere e testimoniare il modo di vivere e di pensare, l’insieme delle credenze, dei valori e dei costumi di un popolo (la tradizione cantata si intreccia con il quotidiano, l’ambiente, le relazioni umane e sociali) come anche la sua creatività, il suo senso dell’arte e del bello. Musica per conoscere dunque, per viaggiare, esplorare il mondo e anche per compiere un affascinante viaggio nei secoli. Musica per confrontarsi con altre culture, avviare con esse scambi e relazioni fruttuose. Realizzare un laboratorio musicale nell’ottica dell’intercultura equivale ad offrire ai bambini un’occasione per giocare con nuovi suoni, nuovi ritmi, nuove parole. Un’occasione per scambiarsi musiche, movimenti e canzoni. La musica è davvero un ottimo mezzo per “fare intercultura”, per favorire progetti di inclusione e di integrazione tra le persone. Un mezzo che permette di superare barriere e confini e che unisce sotto il segno della diversità. “Canti e filastrocche si fanno beffe di muri e frontiere” scrive Cécile Kyenge (membro del Parlamento europeo) nella prefazione del libro Ada Maty, un libro che raccoglie canzoni e ninne nanne di madri africane e italiane, con forti suggestioni sonore africane. Le ninne nanne sono anche un esempio di musiche transculturali, quelle musiche simili per tutti i bambini, che appartengono alle culture ludiche di tutto il mondo.

http://www.giuntiscuola.it/sesamo/magazine/articoli/intercultura/abbandonare-le-paure-costruire-il-cantiere-della-speranza-l-europa-di-fronte-alle-migrazioni/ .

Musica che differenzia -no ai modelli culturali omologati che portano all’appiattimento delle differenze– e che unisce, che restituisce senso di appartenenza, che aiuta ad esprimere più facilmente parti in ombra della propria identità. Adottare atteggiamenti di apertura nel rispetto delle specificità culturali delle diverse espressioni musicali, assumere saperi e valori di altre culture aiuta a conoscere meglio se stessi e gli altri, ad essere più consapevoli di sé e del mondo. Musica per allargare gli orizzonti ed aprire la mente a percorsi più ampi. Occorre partire sempre dalla consapevolezza che la propria cultura non è “la cultura, ma uno dei possibili modi di esistere, cioè di rapportarsi al mondo” (D. Antiseri, “Il post-moderno: una questione di valori). Musica per socializzare, favorire l’accettazione dell’altro. Nei bambini possono nascere stima e apprezzamento per coetanei di altre regioni e nazioni, proprio grazie alla conoscenza delle loro musiche, dei loro canti, delle loro danze. Proporre canti regionali italiani aiuta invece ad appropriarsi di usanze del passato della nostra terra, occasione per ritrovare atmosfere della terra, per conoscere ed apprezzare aspetti importanti della cultura di un’area geografica che i bambini conoscono poco o non conoscono affatto. Quale repertorio proporre nello specifico? È molto importante diffondere il ricco patrimonio musicale dei canti popolari, un patrimonio fatto di saggezza profonda e semplicità. Qui un’intervista ad Ester Seritti, ricercatrice in pedagogia musicale: la sua ricerca sulla musica popolare, la raccolta di documenti, la revisione dei testi e dei brani musicali per affermare il valore della tradizione orale.

http://www.sulromanzo.it/blog/i-bambini-la-didattica-e-la-musica-intervista-a-ester-seritti . L’autrice ha pubblicato insieme a Roberto Goitre, esperto di didattica musicale, una raccolta di canti e giochi tradizionali dell’Italia centrale (Canti per giocare) ed è curatrice con il musicista toscano Daniele Poli della ristampa di Scioglilingua, Indovinelli-Passerotti, Giuochi, Canzonette, Filastrocche e Storielle popolari, oltre ad essere autrice insieme alla ricercatrice Cecilia Pizzorno, del libro Musicantando che raccoglie una bella serie di canti e brani di musica colta e popolare. Promuoviamo esperienze diversificate, offriamo un ventaglio di musiche che sia interessante e rilevante anche per la varietà in modo che i bambini si orientino, attraverso il confronto ripetuto, a riconoscere differenze e somiglianze, ad individuare tratti e caratteristiche che connotano le diverse culture musicali. Proponiamo, nelle rispettive lingue, molteplici brani popolari da ascoltare, cantare e ballare. Testi in lingua originale, con la traduzione in italiano, viste le notevoli capacità imitative dei bambini. È importante restituire l’autenticità dei canti nel rispetto della diversa lingua. Anche cantare nelle originali versioni dialettali: i dialetti hanno una forte carica espressiva. Il canto è un’ottima palestra per l’esercizio delle abilità linguistiche, attraverso esso è possibile stimolare l’apprendimento di una nuova lingua, scoprire un tesoro di stili, lingue e voci. Qui alcune simpatiche versioni di un canto francese da guardare insieme ai bambini, Prom’nons-nous dans le bois:https://youtu.be/uo2Hb6h4qe4https://youtu.be/AjYuK9cB8X8 ; https://youtu.be/ZT_wWFH-LFg . Al fine di fissare i contenuti in memoria e per imparare parole nuove è utile anche far rappresentare graficamente i canti. Invitiamo i bambini a giocare con la musica, a vivere l’esperienza sonora globalmente interpretando l’ascolto attraverso il movimento e l’utilizzo di strumenti ritmici. Si intrecciano i linguaggi verbali e musicali, i gesti. La voce, il canto, il parlato, la musica strumentale. Usiamo il libro illustrato come strumento di educazione musicale. I disegni facilitano la memorizzazione, forniscono lo spunto per trasformare i canti in storie che divertono i bambini, da interpretare, mimare e drammatizzare permettendo di confrontarsi con emozioni e stati d’animo. È bene evitare però di appesantire le attività con giochi simbolici e strutturati troppo impegnativi che tendono ad indirizzare l’attenzione su aspetti estranei alla musica. Facciamo ascoltare anche solo le basi musicali dei canti per cogliere le diverse atmosfere sonore, le sonorità.

Proponiamo all’ascolto brani strumentali di diversa provenienza. Per guidare i bambini ad individuare le tappe del nostro viaggio, precisiamo i luoghi di origine sul mappamondo. Ecco solo alcune indicazioni: Hamamisky (Sudamerica), Greensleeves, Grimstock, (Inghilterra), Ronde, Badinerie (Francia), Danze norvegesi e russe, Musiche balcaniche, brani tradizionali dell’Africa, ecc. Un esempio per tutti: “Grimstock” di John Playford (editore e compositore inglese 1623-1686), una “english country dance” suonata con tipici strumenti rinascimentali inglesi: https://youtu.be/JcQDGxsKdDg

Per favorire un buon ascolto, occorre fare scelte oculatissime: riadattamenti e arrangiamenti di qualità dei brani, ottimi musicisti esecutori. Scegliere cd ben curati, anche se il bambino andrebbe educato ad ascoltare la musica dal vivo, portato in mezzo agli strumenti per immergersi in un bagno sonoro. Sarebbe bello sperimentare una varietà di suoni dal vivo e provare anche a costruire strumenti tipici con materiale vario e di recupero. È fondamentale che siano usati strumenti acustici filologicamente corretti, cioè senza l’utilizzo di campionature elettroniche che appiattiscono i timbri rendendo tutto simile, che presentano suoni con identità precise, in modo che i bambini possano apprezzare i colori del suono. Ogni strumento è un unicum proprio come ciascuno di noi! Diamo la possibilità di conoscere strumenti che ci raccontano qualcosa di un paese e delle sue sonorità. Quindi variamo le proposte per stile e colori timbrici. Tra gli strumenti musicali tradizionali che accompagnano il canto e il ballo: il dulcimer (strumento a corde tipico del Sudamerica), l’armonica e il banjo, l’organetto di Barberia strumento tipico dei cantastorie. Strumenti desueti come la symphonia o ghironda, la spinetta, i liuti, diversi flauti, chitarre e strumenti a pizzico che hanno lo scopo di stimolare la curiosità di grandi e piccini. Strumenti con sonorità arcaiche che ricreano anche un’ambientazione storica. Rimandiamo alla II parte dell’articolo altri aspetti dell’argomento: i canti popolari (alcune definizioni); i giochi cooperativi di cui i canti e i giochi popolari sono un esempio (vedi “Staccia buratta”, canto tradizionale di Pisa); l’importanza del corpo come strumento relazionale all’interno delle danze collettive e dei balli-gioco; la voce e lo sviluppo della sensibilità vocale.

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