L’IMPORTANZA DI EDUCARE ALLA CREATIVITÀ – PARTE II

La seconda parte dell’articolo continua la prima parte riallacciandosi alla definizione di creatività di H. Poincaré secondo la quale si costruisce creatività combinando in forme nuove elementi noti e materiali forniti dalla realtà. Se vogliamo formare delle basi abbastanza solide per l’attività creativa è necessario “allargare quanto più possibile l’esperienza del bambino. Quanto più il bambino avrà visto, udito e sperimentato, quanto più avrà conosciuto e assimilato, quanto maggiore sarà l’entità di elementi della realtà, che avrà avuto a disposizione della sua esperienza, tanto più significativa e feconda riuscirà la sua attività immaginativa” (L. Vygotskij, Immaginazione e creatività nell’età infantile). Ciò che il bambino vede e ode costituisce il primo punto d’appoggio per la sua creatività avvenire; egli va accumulando il materiale col quale in seguito la sua fantasia costruirà. L’attività creatrice dell’immaginazione è in diretta dipendenza dalla ricchezza e varietà della precedente esperienza dell’individuo. Ecco perché i prodotti dell’autentica immaginazione creatrice appartengono soltanto alla fantasia già matura. L’adulto possiede un’esperienza più vasta, un repertorio più ricco e dunque può spaziare più lontano con l’immaginazione; è in grado di applicare creativamente ciò che ha compreso dall’indagine della realtà. Si può quindi affermare che l’immaginazione non crea dal nulla ma è una funzione dell’esperienza. “Tutto il nostro sapere ha origine dalle nostre percezioni”(Leonardo da Vinci); le percezioni esterne ed interne costituiscono il fondamento della nostra esperienza. L’intelligenza compie le sue operazioni a partire dall’osservazione e dalla percezione, coordina ogni tipo di sensazione per rendersi conto di ciò che succede. Tutto ciò che viene capito viene poi fissato nella memoria. Il bambino ripesca nella memoria per servirsene in modo originale e personale. Esiste perciò una dipendenza dell’immaginazione dall’esperienza anteriore ma al tempo stesso l’immaginazione è un mezzo di dilatazione dell’esperienza. Essa è di ausilio alla nostra esperienza in quanto l’uomo è in grado di immaginare ciò che non ha mai visto e quindi non si trova più confinato nel cerchio ristretto e nei limiti angusti della sua particolare esperienza ma può oltrepassarli appropriandosi dell’esperienza storica e sociale degli altri.

Il lavoro immaginativo… Il prodotto della fantasia come quello della creatività e dell’invenzione, nasce dunque da relazioni che il pensiero fa con ciò che conosce. Qualcosa di nuovo nasce nel pensiero e  l’immaginazione comincia a vederlo, a immaginarlo. La fantasia sarà più o meno fervida se l’individuo avrà più o meno possibilità di fare relazioni con le cose conosciute. Un individuo di cultura molto limitata non può avere una grande fantasia, dovrà sempre usare i mezzi che ha, quello che conosce. È importante perciò fare in modo che il bambino memorizzi più dati possibili per permettergli di fare più relazioni possibili. E così far agire la fantasia per risolvere i propri problemi ogni volta che si presentano. Il problema principale per lo sviluppo della fantasia è l’aumento della conoscenza per permettere un maggior numero di relazioni possibili tra un maggior numero di dati. La memorizzazione dei dati va fatta attraverso il gioco. Il gioco ha una funzione conoscitiva, è un modo di ricercare e di sperimentare la realtà ed in quanto tale è uno strumento stimolatore della fantasia e della creatività. Nel gioco si esplica il processo di rielaborazione creatrice della realtà: giocando il bambino mette in atto la capacità di reagire creativamente al visibile, costruisce una nuova realtà rispondente alle sue esigenze e curiosità.

Giocare significa nutrire la creatività. Quali giochi proporre ai bambini per permettere loro di allargare la conoscenza e favorire l’uso dell’immaginazione? Nel libro Fantasia Bruno Munari ci offre mille spunti, suggerisce tecniche ed esempi di giochi creativi utili ad allenare la mente ad essere più pronta, libera ed elastica.

Ad esempio, far disegnare i bambini su fogli di carta di colori diversi (l’uso dei colori piuttosto che il classico foglio bianco, stimola i bambini ad immaginare e creare: il verde può essere un prato ma anche l’interno di una stanza, il giallo può rappresentare un campo di grano o anche la polenta, ecc). È utile mettere a disposizione fogli di carta di misure e forme molto variate: fogli grandi, grandissimi e piccoli, piccolissimi; fogli quadrati, triangolari, ovali, irregolari e di ogni forma strana, fogli bucati, con aperture, tagli, finestrelle, ecc. Il “gioco dei formati”: strappare o tagliare grandi fogli di carta alla presenza dei bambini producendo pezzi di formati diversi, la cui forma è lasciata alla libertà del caso. Non occorre spiegare nulla. Basta dire ai bambini di scegliersi il foglio preferito e di disegnare o dipingere (con qualunque mezzo) quello che la forma del foglio suggerisce loro. Cosa si può disegnare su questi fogli? I soggetti sono provocati dall’osservazione del foglio di carta: un foglio stretto e lungo visto orizzontalmente può far venire in mente tutto ciò che ha quella forma, ad es. un serpente, un treno, un viale alberato; in senso verticale può essere un missile, una torre, un grattacielo. Ciò stimola la produzione di immagini diverse dal solito ed invoglia a provare anche i bambini più restii a disegnare. Guardando il bambino mentre pensa che cosa disegnerà sul foglio pare di veder nascere, dall’espressione del suo viso, la creatività.

Presentare, sotto forma di gioco, nuove tecniche e mezzi: dalla tempera all’acquerello, alla stampa alle incisioni, ai colori a spruzzo, alle pitture su carta bagnata, ai collage con carta velina, con le figure dei giornali; sperimentare gli effetti dei colori con le spugne, con i timbri, il mosaico di carta, le polveri colorate. Fare costruzioni con fili di ferro, con tubi di cartone, con oggetti di plastica, con i vassoi delle uova e vari materiali di recupero (il Lab-Lib, Laboratorio Liberatorio di B. Munari) senza mai dare un soggetto: non dire mai cosa fare, ma come fare. Non far copiare modelli, piuttosto educare i bambini ad osservare e capire, memorizzare un processo progettuale. Non è l’oggetto che va conservato ma il modo, il metodo: “distruggendo il modello resta la regola”.  Distruggere tutto, non mitizzare il lavoro, e ricominciare.

Giochi per imparare ad osservare le cose come mutano, i processi di trasformazione (una pera non è solo una pera ma è anche un momento della mutazione da seme a seme attraverso l’albero, il fiore, il frutto). Abituare i bambini a considerare la mutazione delle cose vuol dire aiutarli a formarsi una mentalità più vasta ed aperta. Esistono giochi didattici con sequenze di immagini ideati da designers allo scopo.

Sul metodo di B. Munari e sulla sua interessantissima idea di creatività: http://www.giuntiscuola.it/lavitascolastica/magazine/articoli/metodo-laboratorio-creativita-bruno-munari-per-la-scuola/

Anche G. Rodari nella Grammatica della fantasia, libro nel quale ci parla delle regole della creazione per renderne l’uso accessibile a tutti, ci offre materia prima, idee e occasioni di riflessioni fantastiche. Scoprire il piacere di inventare storie, di pensare a svolgimenti impensati; scoprire nuovi punti di vista, “scuotere” le cose, esplorare le possibilità delle parole, usare le parole come un giocattolo da smontare. Giocare con le cose serve a conoscerle meglio, e perciò è importante non porre limiti alla libertà del gioco, non inibire in esso la libera manifestazione della creatività.

Il gioco interrompe lo stato abituale delle cose, la quotidianità della vita allo scopo di rinnovarci, di mantenere sempre la vivacità. L’individuo creativo è in continua evoluzione e le sue possibilità creative nascono dal continuo aggiornamento e dall’allargamento della conoscenza in ogni campo. L’attività creativa è quella che rende l’uomo un essere rivolto al futuro, capace di dare forma a quest’ultimo e di mutare il proprio presente. “Quelli che non immaginano amputano la parte creativa del pensiero, perché è più facile ragionare razionalmente che immaginare e creare, ma è solo immaginando che si può fare il giro del mondo in un giorno invece che in ottanta giorni. Chi è ancorato alla razionalità sente le vertigini davanti al cambiamento, eppure bisogna cambiare sempre per rimanere quello che si è, così come fa e insegna la natura” (Franco Fontana).

La creatività libera le potenzialità umane individuali, contribuisce attraverso il gioco allo sviluppo della personalità: “È nel giocare e soltanto mentre si gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé” (D. Winnicott, Gioco e realtà). Giocare per conoscersi ed imparare a vivere con gli altri in modo creativo.

 

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