I bambini e la poesia: due mondi che si assomigliano

La poesia è “il forziere delle gemme nella cultura umana e civile di un paese. Se la scuola deve formare l’uomo e il cittadino non può rinunciare ad attingere a quel forziere”(Bruno Tognolini)

Prendiamo spunto dalla frase di Tognolini per parlare dell’importanza e della necessità di proporre la poesia ai bambini. Essa, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è un genere letterario particolarmente congeniale a loro.

Anche i classici sono assolutamente alla portata dei bambini tant’è che l’editoria, oltre ad offrirci un’ampia scelta di autori contemporanei del panorama nazionale, ci ripropone oggi, in una veste molto interessante, grandi autori della letteratura universale come Emily Dickinson -“Non c’è nave che possa come un libro”- e Pablo Neruda – “La casa delle odi”- (Entrambi i libri appartengono alla collana “Il suono delle conchiglie”, curata dalla libraia ed editor Teresa Porcella, fervida organizzatrice di convegni e festival della letteratura).

Il linguaggio dei bambini è molto vicino a quello della poesia. Ritmi e sonorità fanno parte del loro modo di comunicare quotidiano così come la musicalità è parte costitutiva essenziale del linguaggio poetico. Le poesie sono magia di senso e di suono.

I bambini hanno una naturale tendenza a giocare con le parole, con i suoni, proprio come fa il poeta. Amano esplorare la lingua, si divertono a produrre assonanze consonanze di parole, ad inventare nuove rime. (Maestra, “quando c’è la pizza, la pancia schizza”).

La poesia soddisfa pienamente questo bisogno dei bambini, il loro desiderio di gioco. Essa è, per dirlo con la bella espressione della scrittrice Chiara Carminati, “piacere di giocare con il linguaggio, usarlo come se fosse un elastico, spingerlo fino al suo limite per raccontare il mondo”.

Un esempio davvero eloquente di come giocare a “suon di rime” con i bambini, è fornito nel video “Parole matte” dalla stessa autrice.

Non è solo l’aspetto ludico che avvicina i bambini al linguaggio poetico. I bambini sono in sintonia con i poeti perché sentono come loro il bisogno di rivalutare la lingua, di restituire alla parola la pienezza della sua valenza comunicativa. La poesia è proprio l’occasione per far scoprire ai bambini la forza, la potenza nascosta nelle parole.

I bambini sono “l’ultima tribù della parola pura”. Così Paul Zumthor, studioso della parola orale, chiama i bambini che imparano a parlare. Le loro associazioni tra sentire, pensare, voler dire e parlare sono come folgori e fanno risplendere le parole che ascoltano e che dicono di luce propria. Il loro amore per la parola comincia da piccolissimi: hanno un orecchio capace di entrare in sintonia con una parola sola, di guardarla come la goccia che riflette un mondo. Riescono a vedere l’universale nel particolare, “il mondo in un filo d’erba” per riprendere l’espressione che dà il titolo bellissima alla recensione sulla raccolta di poesie della Dickinson, scritta dal designer e illustratore Andrea Rauch.

Il poeta e i bambini leggono allo stesso modo il mondo: hanno la capacità di guardare con occhi nuovi anche le cose del quotidianoSanno vedere aspetti inconsueti di ogni cosa. Ciò si riflette anche nel linguaggio.

I bambini sono poeti naturali: sanno usare le parole di tutti i giorni, combinandole con sagacia sorprendente e inappuntabile. Il loro è un linguaggio ricco di associazioni insolite (“Sembra questo… sembra quello”: il sole sembra una torta con le candeline accese; la farfalla è come un fiore o come una ballerina e le sue ali sembrano vele, ecc.), di accostamenti arditi, di similitudini e di metafore originali che legano in maniera imprevedibile le cose tra loro. Anche la poesia è il posto dove il linguaggio rompe le regole e può accadere l’imprevedibile. È il luogo dove tutto diventa possibile, “il luogo di tutti i possibili”. Ecco perché piace così tanto ai bambini. Attraverso la frequentazione costante della poesia, stimoliamo i bambini a manipolare le parole a scopo espressivo, a potenziare la produzione di connessioni semantiche fuori dal comune, a giocare con la musica delle rime in piena libertà. La poesia costituisce una via privilegiata per pervenire alla padronanza del linguaggio, per imparare, attraverso le parole, a rendere le infinite sfumature della realtà.

Seguendo un processo attivo creativo, la poesia consentirà ai bambini di superare un linguaggio banale, sterile e stereotipato. Il poeta stimola l’immaginazione del bambino. La rende fertile, la arricchisce di nuove immagini, suoni, colori, odori. Attraverso il suo linguaggio, egli sa aprire squarci inediti di visioni e così sa condurci “nelle terre più lontane”ad immaginare nuovi mondi. Il legame tra immaginario e parola diventa fortissimo e riesce a dispiegarsi nel breve spazio di una pagina.

La poesia diventa uno stimolo importantissimo ed insostituibile per lo sviluppo della creatività e la creatività è una risorsa vitale. La scrittrice di fiabe Rosa Tiziana Bruno, nel suo libro “Parole come stelle – educazione creativa e scrittura”, Mammeonline, 2013, afferma che la creatività è : “giocare con la realtà trasformandola”.

Facciamo nostre queste parole ed attraverso la poesia permettiamo ai bambini di incontrare la magia delle parole, di sviluppare una sensibilità per l’esperienza magica delle parole. Potenziamo lo sviluppo di un pensiero fantastico e creativo. Esso sarà una risorsa che il bambino avrà sempre a sua disposizione e che potrà usare ogni volta che lo vorrà per inventare e reinventare continuamente la realtà, come fa il poeta.

Quindi, leggiamo ad alta voce, tutti i giorni, tante e tantissime poesie. Leggiamo con piacere, con dedizione. Le poesie sono un patrimonio “da giocare” insieme ai bambini. La lettura delle poesie è un dono. Lasciamo che le poesie incontrino tanti più bimbi possibile. Per chiudere come abbiamo iniziato, affermiamo che non si può assolutamente privare i bambini di questa grandissima opportunità di crescita culturale e umana, che è appunto la poesia.

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