Capita spesso che a scuola, durante lo svolgimento delle varie attività, sia individuali che di gruppo, i bambini si distraggano.
La disattenzione si manifesta in diversi modi: attraverso stati di irrequietezza motoria e di eccessiva vivacità, stati di passività e disinteresse e comportamenti disturbanti vari. I bambini con poca capacità di attenzione possono mostrare fatica a rispettare le regole, giocare in modo rumoroso ed avere scarso controllo della voce. A volte sono impazienti ed interrompono la conversazione senza aspettare il momento opportuno per intervenire. Si fanno distrarre facilmente dai compagni, da stimoli non pertinenti e da rumori estranei. In alcune situazioni, sembra che “sognino ad occhi aperti”. In altre, hanno difficoltà a porre adeguata attenzione alle consegne e a lavorare su uno stesso compito per un periodo di tempo sufficientemente prolungato o passano da un’attività all’altra senza averne completata alcuna.
I sintomi relativi alla disattenzione caratteristici dei bambini in età prescolare possono avere cause diverse. Possono dipendere da situazioni scolastiche particolari quali la severità e rigidità degli insegnanti o da strategie educative genitoriali inadeguate, essere legati alla difficoltà di autocontrollo e all’incapacità di gestire la propria vivacità, derivare da una scarsa conoscenza e/o padronanza della lingua italiana, ecc. Comunque sia, anche quando sono presenti in maniera apprezzabile, rientrano in manifestazioni tipiche dei bambini in questa fase dello sviluppo. Solitamente sono suscettibili di modificazione con la maturazione e si assiste ad una loro remissione spontanea con la crescita.
Poiché i bambini distratti creano non poche difficoltà di gestione e poiché la disattenzione può costituire un ostacolo allo sviluppo adeguato degli apprendimenti strumentali di base con ripercussioni negative sul futuro rendimento scolastico, diventa di estrema importanza riflettere sulle strategie di intervento che consentano di recuperare l’attenzione e la collaborazione del bambino.
Prima di suggerire alcune tecniche utili a fronteggiare ed arginare i comportamenti dei bambini distratti a scuola, facciamo alcune considerazioni di carattere generale.
Innanzitutto, l’ambiente di vita del bambino deve rispondere ai suoi bisogni di movimento, garantendogli la libertà di muoversi in spazi ampi, all’interno ma soprattutto all’esterno delle abitazioni. È ampiamente dimostrato che una vita al chiuso in spazi angusti potenzia i disturbi di attenzione, mentre la vita all’aperto e il movimento, predispongono positivamente alla concentrazione. Inoltre, è bene che il bambino viva in un ambiente non confusionario, all’interno del quale non sia presente un eccesso di stimoli e non ci siano rumori di sottofondo. Troppi stimoli, infatti, risucchiano le energie del bambino e favoriscono un’attenzione intermittente. Per tale motivo, è bene ridurre al minimo anche i tempi di permanenza davanti al televisore. Le forti e tante sensazioni audio-visive che provengono dallo schermo, non favoriscono certo la distensione ma contribuiscono a potenziare le difficoltà di concentrazione.
In ambito scolastico, riveste molta importanza la cura del contesto di apprendimento. L’insegnante può creare un contesto facilitante attraverso la pianificazione attenta delle attività, l’organizzazione precisa degli spazi, dei tempi, dei materiali e la divisione dei bambini in gruppi di lavoro non troppo numerosi.
Oltre ad instaurare un clima di serenità e di calma all’interno della sezione, è importante creare un’atmosfera di attesa e di sorpresa, in modo da suscitare l’interesse e la motivazione del bambino e rendere le attività stimolanti e divertenti. L’uso di un pupazzo animato e di materiale visivo vario nella presentazione delle attività didattiche e delle consegne può facilitare l’insegnante in tale compito.
La dimensione affettivo-relazionale è un’altra componente decisiva nel favorire i processi attentivi. L’atteggiamento di ascolto dell’adulto, teso a valorizzare le idee e gli interventi dei bambini, la partecipazione attiva dei bambini alle esperienze di vita scolastica e il loro coinvolgimento emotivo, sono fattori determinanti che contribuiscono a migliorare la relazione rendendo i bambini più disponibili ad accogliere le richieste di attenzione da parte dell’insegnante.
Per quanto riguarda le strategie specifiche da attuare per aiutare i bambini a “stare nell’azione”, ad essere presenti a ciò che si fa, imparando a mettere in atto comportamenti finalizzati e controllati, a volte può essere sufficiente eliminare semplicemente la causa e i fattori distrattori che ostacolano la concentrazione. In alcuni casi può essere utile introdurre un cambiamento all’interno della situazione, per esempio spostando il bambino disattento vicino a un compagno tranquillo o all’insegnante oppure abbassando improvvisamente il tono di voce e rallentando la lettura durante un’attività di ascolto, ecc. Si può provare anche solo a guardare con insistenza il bambino distratto negli occhi, senza intervenire verbalmente (il contatto visivo diretto è fondamentale per riportare i bambini all’attenzione), aspettando che torni ad assumere un comportamento adeguato.
In generale, è buona norma evitare di riprendere troppo i bambini per la mancata attenzione. I rimproveri possono essere controproducenti in quanto vanno a rinforzare il comportamento che si vorrebbe indebolire. Perciò, è meglio ignorare il comportamento inadeguato, fatta eccezione per i casi in cui il comportamento del bambino è troppo disturbante o pericoloso. Quando il rimprovero è necessario, per essere efficace, deve sempre essere centrato sul comportamento scorretto evitando ogni giudizio sul bambino. È utile spiegare perché il comportamento in questione è indesiderabile e suggerire il comportamento alternativo desiderabile indicandone anche i vantaggi.
Usiamo invece la gratificazione per incentivare il bambino a ridurre gli atteggiamenti inadeguati e a progredire nell’acquisizione di capacità attentive sempre più elevate. Per chi riesce a rimanere in silenzio o a portare a termine un compito, prevediamo la possibilità di guadagnare o perdere dei punti premio o gettoni. Assegniamo ai bambini più attenti piccoli premi materiali (oggetti vari, figurine, ecc.) o facciamoli beneficiare di alcuni privilegi (fare il capostazione nel trenino, assumere piccoli incarichi come aiutare la maestra ed i più piccoli, disporre di alcuni minuti di tempo libero per svolgere attività gradite, preparare la tavola, rivestire ruoli importanti all’interno di un gioco, ecc.).
Poiché le risposte attentive dei bambini sono legate alla complessità del compito da svolgere, facilitiamoli con richieste possibili da realizzare senza troppa frustrazione. Consentiamo ai bambini di aumentare gradualmente i propri tempi di attenzione partendo da quello che già sanno fare. Rendiamoli consapevoli dei loro piccoli ma significativi progressi in modo che possano godere delle conquiste avvenute ed impegnarsi a raggiungere risultati sempre più soddisfacenti.
Infine, abituiamo i bambini a lavorare nei tempi stabiliti per aiutarli ad essere più efficaci nell’organizzazione del lavoro. Prevediamo tempi di lavoro non troppo lunghi alternando compiti attivi e passivi. Assecondiamo i loro ritmi di interesse e di stanchezza in quanto i giochi proposti a scuola, anche se divertenti, impegnano molto i bambini piccoli, che hanno bisogno di sentirsi liberi.
Se i problemi di attenzione persistono nonostante il nostro intervento educativo, potrebbe trattarsi di un vero e proprio disturbo di deficit dell’attenzione (ADHD) ed in quanto tale esso può essere accertato solo attraverso una diagnosi fatta da uno specialista. È utile ricordare, a tal proposito, l’azione formativa ed informativa intrapresa dall’organizzazione AIDAI, costituita da medici, psicologi, insegnanti e pedagogisti, che attraverso corsi, convegni, pubblicazioni ed articoli divulgativi intende fornire gli strumenti di intervento operativamente più efficaci sia alla scuola che alla famiglia.