É sempre importante, per un insegnante, dedicare tempo all’ascolto dei bambini e in modo particolare lo è in questo momento di inizio anno scolastico, che è un tempo di accoglienza e di conoscenza. Nei primi giorni di scuola si rivela quanto mai “produttivo”mettere in atto un atteggiamento di ascolto autentico e profondo nei confronti dei bambini. Esso è innanzitutto il segno di un’apertura, della nostra disponibilità ad accogliere l’altro nel tentativo di conoscerlo e di soddisfarne i bisogni.
L’ascolto si impara. Occorre coltivare la capacità di ascolto attraverso lo studio, l’attività di formazione e la pratica. Esistono teorie di riferimento di una “pedagogia dell’ascolto” e una molteplicità di testi ai quali attingere per approfondire l’argomento. Per citare un nome, tra i tanti, facciamo riferimento all’opera del pedagogista Daniele Novara e all’efficacia di un approccio educativo che dà particolare rilievo alle capacità di ascolto e di relazione.
Cosa significa concretamente ascoltare? Porsi in ascolto non è un atto di ricezione passiva, ma è un esercizio attivo che l’insegnante fa, animato dal desiderio e dalla volontà di avvicinarsi al bambino per approfondirne la conoscenza e per aiutarlo nel suo percorso di crescita. È un atto che si sostanzia di tanti piccoli gesti di attenzione e di cura per l’altro. Ascoltare è capacità di porre lo sguardo sempre attento sui piccoli, osservarne i comportamenti, le risposte personali ai diversi stimoli, le modalità di approccio ai problemi, le strategie operative e relazionali messe in atto non solo durante le attività strutturate ma anche nel gioco spontaneo. Ascoltare è dare importanza al vissuto dei bambini, dare credito alle loro idee, che non sono mai casuali e prive di senso e che costituiscono una via di accesso preziosa per poterli conoscere nella loro individualità. Un adulto che ascolta sa accogliere le parole dei bambini, rispondere alle loro domande, soddisfare i loro interrogativi ma sa anche dare valore e significato ai silenzi, perché anche i silenzi possono essere utilizzati per comprendere.
Che tipo di ascolto, dunque?
Un ascolto sicuramente individualizzato, personalizzato, teso a far emergere le differenze individuali, a riconoscere le potenzialità, le attitudini e le doti di ciascun bambino, a svilupparle e valorizzarle.
Ascoltare è sì impegnarsi a conoscere i percorsi mentali e gli stili cognitivi di ognuno, ma è soprattutto entrare in comunicazione con la persona nella sua totalità ed entrare in sintonia con il mondo emotivo-affettivo del bambino, i suoi stati d’animo, le sue aspirazioni.
Abbiamo detto che ascoltare è prendersi cura dell’altro. Un adulto disponibile all’ascolto è un adulto che cura la relazione personale con il bambino, che manifesta un interesse genuino per il suo benessere e per la sua evoluzione. Parliamo quindi di un ascolto comprensivo, che centra la comunicazione sul “tu” in quanto è interessato alla comprensione dell’altro e a far emergere i suoi bisogni e i suoi desideri. Nel fare ciò è importante abbandonare i pregiudizi e le aspettative, liberarsi dal modo abitudinario di vedere e interpretare le cose. L’ascolto è accettazione dell’altro per ciò che lo caratterizza profondamente, per ciò che egli essenzialmente è.
L’adulto che ascolta, che osserva per comprendere è un adulto pronto a riflettere e a riportare nella pratica le conoscenze acquisite. Nelle scelte di programmazione e nella didattica operativa egli si lascia guidare da tutto ciò che l’attività di ascolto ha evidenziato: i gusti e le preferenze dei bambini, i loro bisogni di gioco, di esplorazione e di scoperta, e anche le loro difficoltà.
L’ascolto vero è quello che produce conoscenza, ed in quanto tale esso permette di orientare e sostenere le azioni dei bambini. Offre alle insegnanti la possibilità di operare sulla base di dati reali, di pianificare in linea con le particolari condizioni del contesto scolastico e di rispondere alle reali esigenze educative attraverso un’organizzazione adeguata di spazi e materiali, l’adattamento e la modifica di proposte, l’ampliamento e l’approfondimento degli interessi dei bambini.
Quali sono i benefici di un ascolto profondo? Di un ascolto che diventa reciproco, che è partecipazione, dialogo, confronto, scambio ininterrotto di pensieri e di emozioni? Esso ha delle ripercussioni positive anche nella formazione umana e professionale dell’insegnante e nei rapporti con gli altri. L’insegnante che ascolta i suoi bambini con interesse vivace e sincero, che si mette in gioco con i propri sentimenti, attiva un processo di scoperta dell’altro ma anche di se stesso. L’ascolto produce conoscenza di se stessi in quanto occasione per riflettere su di sé. Momento di condivisione, dunque, di crescita e di arricchimento personale. L’ascolto empatico, inoltre, che vede l’insegnante coinvolto in prima persona, stimola maggiore empatia, fa evolvere le relazioni interpersonali stimolando rapporti di simpatia e di amicizia vera.
Attraverso l’ascolto trasmettiamo al bambino calore umano ed un profondo rispetto per la sua persona. L’ascolto genera fiducia in quanto il bambino si sente stimato e valorizzato nelle sue capacità. Si sente partecipe e protagonista effettivo del processo educativo. Ed è per tali motivi che l’ascolto è già di per sé un intervento strutturante ed altamente formativo.